La Paz: la città dei mercati


Inserito il: 11/12/2007 da Adriano Socchi
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Il più insolito tra tutti i mercati è sicuramente il Mercado de Hechiceria o mercato degli stregoni. Sulle bancarelle, confuse tra i generi alimentari, alcune ceste contengono mucchi di feti di lama essiccati. La gente gli acquista per seppellirli sotto le fondamenta della propria casa o attività commerciale, come offerta a Pachamama. Così facendo si renderà il luogo fortunato e protetto. Aggirandosi nell’area di questo curioso mercato, soffermandosi qua e là, non sarà difficile imbattersi in qualche venditore di pozioni misteriose e di erbe, per curare dolori e malattie, o in vecchie campesiños che vendono strani intrugli di cui vantano straordinari poteri. Più in su ancora, c’è chi vende pietre magiche e infine incontrerete gli yatiris, coloro che predicono il futuro, alcuni dei quali portano ancora, sulle spalle, la bisaccia a due tasche.

Sembra di spiccare un salto indietro nel tempo e partecipare ad un mercato medievale.

Verso mezzogiorno andiamo a mangiare uno spuntino al Mercado Lanza, in pieno centro. Questo è uno dei tanti mercati di generi alimentari (frutta, verdura e carne) dove la gente viene anche per consumare un pasto informale ed economico, nei comedor. Nonostante l’affollamento dell'ora centrale, riusciamo a sederci in uno dei microscopici chioschi, assieme ad un gruppo di lustrascarpe. Vorremmo chiedere a costoro, ma non lo facciamo, perché mentre lavorano tengono il viso coperto con un passamontagna? Forse per vergogna?

Ad ogni modo, è curioso vedere seduti, uno accanto all’altro, il libero professionista, in giacca e cravatta, e il campesiños con il poncho e l’inseparabile chulla in testa. La scelta per mangiare è ampia, c’è di tutto. Noi prendiamo l’ormai cara empanada, chi di pollo, chi di manzo e chi di formaggio, accompagnata con delle piccantissime salse, incredibilmente buone. Come portata principale ordiniamo tre piatti di sajta de pollo (pezzi di pollo con peperoni) e uno di chicharrones (bocconcini di manzo alla griglia), entrambi insaporiti dalle onnipresenti cipolle. Il tutto ad un prezzo ridicolo.

Terminato il frugale pranzo proseguiamo il nostro giro per i mercati dirigendoci al Mercado Negro brulicante di vita, più di ogni altro. Dall’alba al tramonto l’attività è sempre fervente. Su questo mercato vige una sorta di lasciapassare da parte dell’autorità governative. Infatti, gli articoli in vendita, sono rubati, costruiti clandestinamente ed illegali. Eppure, nessuno interviene poiché provocherebbe una sollevazione popolare. Per i cittadini di La Paz questo è il mercato per antonomasia: tutti sanno, ma nessuno non fa' niente. Si può acquistare praticamente di tutto: dal grosso impianto stereo al semplice portachiavi, dai sedili per l’auto al pacchetto di sigarette. A differenza degli altri mercati, dove si gira tranquillamente, al Mercato Nero bisogna essere ben guardinghi: la zona è malfamata, famigterata per i continui furti e i borseggiatori (notizie apprese dal nostro albergatore).

Il Mercado de las Flores (mercato dei fiori) è proprio davanti al cimitero. Non è così grosso come ci aspettavamo, per tanto non ci addentriamo nei meandri delle bancarelle. Prendiamo un taxi e proseguiamo per il quartiere di El Alto, il più povero della città. Qui, si tiene il mercato più autentico. Qui, più che altrove, vediamo la gente vestita secondo le vecchie tradizioni. El Alto non è un semplice barrio, ma una città nella città. Subito ci si accorge della differenza. Le donne indossano tutte la chollas e portano, in testa, la caratteristica bombetta. Sono quasi le quattro del pomeriggio, quando arriviamo, e il mercato in parte è già smantellato. Per quanto riusciamo a vedere, tra i venditori che raccolgono la propria mercanzia, nelle coperte o su fatiscenti carretti, gli articoli esposti sono decisamente scarso valore, il costo bassissimo. Certo non si arriva fino al barrio de El Alto per fare acquisti, ma per viverne l’atmosfera e godere delle impareggiabili vedute di La Paz, dell’Illimani e della Cordigliera Reale.

Infine le peñas, locali dove, oltre a consumare la cena, si ascolta la musica tradizionale andina. Le orchestrine sono composte dai tre tipici strumenti boliviani: zampoña (flauto di Pan andino), quena (flauto traverso) e charango (mandolino). Non si può lasciare La Paz senza assistere ad uno spettacolo di peñas. Non sarà difficile trovarne una, piuttosto bisognerà scegliere tra le tante pubblicizzate, ma in queste i prezzi sono esorbitanti. Il nostro consiglio è di consumare un pasto in una piccola peñas dove, ad un prezzo decisamente abbordabile, si assisterà, comunque, ad un buon spettacolo musicale, se non, addirittura, più autentico di quelli allestiti appositamente per i turisti.

Per quanto tempo ancora La Paz manterrà la sua autenticità? Ebbene, nonostante il deciso incremento del turismo, di questi ultimi anni, penso di poter affermare, senza dovermi un giorno smentire, per molto tempo. Non sarà facile per il progresso sradicare La Paz dalle sue abitudini, dalle sue tradizioni e dai suoi costumi. I mercati e la gente ne sono la dimostrazione. Una volta tanto è la modernità ad essere sconfitta. Così, è un vero piacere non dover scrivere di sbrigarsi a visitare un determinato luogo, se si desidera essere gli ultimi testimoni di un tempo che fu. A La Paz per molti anni ancora questo pericolo è scongiurato.

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