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Gerasa: la Pompei del Medio Oriente


Inserito il: 11/12/2007 da Adriano Socchi
Email: adrimavi@alice.it
Sito web: http://www.viaggiatorionline.com/profile.asp?id=Adriano+Socchi
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Il sito archeologico è enorme, ma soltanto il 20% degli edificie è stato portato alla luce mentre tutto il resto continua ad essere sepolto. Quando una qualche équipe d’archeologi completerà gli scavi, la meravigliosa Gerasa diventerà un vero gioiello. Fu un viaggiatore tedesco Seetzen a scoprire, nel 1805, che sotto la sabbia si nascondeva una vera e propria città. I primi scavi, però, si ebbero solamente nel 1920. Dei resti delle differenti epoche, sono quelli romani ad attirare maggiormente la nostra attenzione, ed è consigliabile, se non avete troppo tempo a disposizione, tralasciare le zone bizantina e araba. Sono senz'altro imperdibili il "Ninfeo", una monumentale fontana, e il " Tempio d’Artemide", il più famoso edificio della città per la raffinatezza delle sue colonne corinzie, tutte autentici capolavori. Spicca sulla sommità, su un ampio spiazzo cui s’accede attraverso una scalinata. La dea Artemide, protettrice della città, è qui raffigurata come in ogni suo mito, bellissima nel corpo e nel viso.

Non esiste un unico modo per visitare una città, antica o moderna che sia. Lasciatevi, quindi, trascinare dal vostro intuito e andate a caso. Per quel che ci riguarda, dopo due ore e mezza sediamo sui resti di una colonna caduta e mi viene in mente, immerso nell’atmosfera di questa splendida città, ricca e pagana, un episodio narrato dall’Apostolo Marco (5,1-15) sui Geraseni i quali, spaventati dalla potenza di un miracolo di Gesù, lo respinsero. Nel "Panarion", inoltre, Epifanio ricorda, discutendo proprio del miracolo di Cana, di aver bevuto a Gerasa, dalla fonte del Martyrion, l’acqua che ogni anno si trasforma in vino, nello stesso giorno e nella stessa ora nella quale Gesù aveva comandato ai servi di Cana: «Fate assaggiare ai capotavola.»

Da questo punto isolato e solitario cerchiamo, poi, di immaginare come poteva e doveva essere Gerasa duemila anni addietro. Vediamo la gente: i ricchi vestiti con la tunica e i poveri con un sudicio straccio. Sentiamo le discussioni dei patrizi e i lamenti degli schiavi, i rumori dei carri e il trambusto e il profumo dei mercati. Immaginiamo gli architetti indaffarati ad impartire ordini e gli artisti impegnati, con lo scalpello in mano, a modellare i capitelli delle colonne. E’ d’uopo terminare la meditazione con un: "certo che i romani, se sono arrivati fino in queste terre lontane, erano davvero i padroni del mondo." L’immaginazione corre finché nell'aria non si sente risuonare distintamente un: "Anvedi questo monumento!».

La riflessione svanisce e d’improvviso siamo di nuovo nel presente. Oggi come nell’antichità, i romani sono padroni di Gerasa. Si tratta di un gruppo di connazionali con i quali ci fermiamo a scambiare impressioni sul viaggio fin qui trascorso.

Nella città di Gerasa ogni giorno regna il silenzio: i templi sono caduti, le strade sono abbandonate, i teatri vuoti, i pozzi, le fontane e gli acquedotti inariditi. Eppure, nonostante questo, Gerasa lascia un’impressione indelebile. E’ ingiustamente tralasciata dal turista italiano stufo di visitare rovine romane, di cui la nostra bell’Italia trabocca. Non commettete quest’errore... perdereste uno dei siti Romani meglio conservati e più belli del mondo, cosa importa se sono architetture familiari? Non perdetevi assolutamente Gerasa, la Pompei d’Oriente!

Nella tarda mattinata lasciamo il sito archeologico. Il nostro tour doveva continuare per il castello di Ajloun, ma decidiamo di fermarci a Jerash, in piena fibrillazione per le celebrazioni del 64° compleanno di Hussein II, che coincidono con il suo imminente ritorno dagli Stati Uniti, dove il re del Regno Hascemita di Giordania è riuscito a sconfiggere la grave malattia che l’aveva colpito.

"Re Hussein sarà di nuovo in Giordania!"

è la notizia che rimbalza in tutto il paese. La popolazione è entusiasta di riabbracciare il proprio, amato, Re, e l'eccitazione è coinvolgente tanto che pure noi ne siamo contagiati. Lasciamo l’auto al parcheggio dove l’avevamo posteggiata e ci dirigiamo in centro, a piedi.

Le case sono interamente rivestite di grandi bandiere nazionali, le strade attraversate, da parte a parte, da funi su cui sventolano migliaia di piccoli vessilli. Il volto del re è raffigurato in ogni maniera possibile e immaginabile: sui bus, nei ristoranti, sui tappeti, nei giardini, su enormi manifesti... Assistiamo alle prove della parata dalla tribuna allestita, per l’occasione, sulla piazza di Jerash. Partecipiamo ad una sorta di vero e proprio spettacolo sulla storia della Giordania comprendente danze folcloristiche, sfilate in costumi tradizionali, il tutto accompagnato da marce militari e musiche orientali. Tocchiamo così con mano com’è cambiata l’antica Gerasa Romana, dalla moderna Jerash mediorientale.

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