La storia Twaregh


Inserito il: 28/11/2007 da Robo Gabr'Aoun
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La povertà dilagante impose ai Twaregh del Niger di lottare ancora per la sopravvivenza. Nuove repressioni e nuovi esodi di massa li spinsero ancora verso nord finché il governo Nigerino (inizio anni 90) non diede inizio ad una serie di ipotetiche riforme e stabilì il rientro per tutti gli esuli Twaregh,dietro promessa di una politica più attenta nei loro confronti. In migliaia scesero dall’Hoggar, dall’Adrar degli Iforas, dal Tassili e dal Tadrart e ritornarono solo per rimanere mesi e mesi abbandonati a se stessi in centri di raccolta subito oltre il confine, a morire di inedia e malattie, privi di ogni sostentamento e cura. La protesta si levò alta e la risposta fu tragica. A Tchin Tabarraden le forze governative spazzarono via un’intero campo di raccolta sterminando donne, vecchi, bambini. Ancora una volta, i Kel Taghelmoust scesero in armi contro l’oppressione senza però ottenere altri risultati che una repressione violenta. L’eco della strage di Tchin Tabarraden era intanto dilagata anche oltre confine, in Mali, dove la situazioneper i Twaregh non era certo migliore. I nomadi dell’Azaouagh insorsero e anche qui repressione feroce. Anche se con punte meno drammatiche, il movimento di emancipazione toccò anche l’Hoggar ed il Tassili, regioni in cui vive la minoranza del popolo Twaregh, ma ancora i media europei e mondiali non accennavano a dare notizia al mondo dell'eccidio che si andava perpetrando in Sahara. In questa grave crisi appare sulla scena Mano Dayak, colui che diverrà l’ultimo vero catalizzatore per le Confederazioni dei Twaregh.

Nigerino d’Air, egli fu istruito nelle scuole Francesi per nomadi e presso il centro studi di Agadez. La sua capacità di mediazione ed il suo carisma lo resero intraprendente e dal nulla riuscì ad aprire un’agenzia in Agadez, la Tenerè, che per lunghi anni fu punto focale per tutti i viaggiatori occidentali che si recavano in Tenerè. Così iniziò a portare i fatti del Niger nelle cornache del mondo, metodo che trovò la sua sublimazione col passaggio della Parigi-Dakar lungo la pista dell’Azalay. I media occidentali cominciarono così a parlare delle condizione del suo popolo e, ormai scomodo al regime centrale, Mano Dayak decise di svendere la sua agenzia per autoesiliarsi a Parigi dove, con grandi capacità, si adoperò per divulgare le atrocità compiute nel suo Paese contro la sua etnia, fino ad fare interessare alla questione i grandi paesi industrializzati. Pur contestato dai gruppi più estremisti, Mano Dayak viene così quasi unanimemente riconosciuto come leader del movimento per la libertà del Popolo Twaregh. Egli riuscì a portare ad un tavolo le varie parti con l’intermediazione dei governi di Francia ed Algeria. Il summit non fu che una farsa, così come il finto processo intestato contro i militari che comandarono la repressione a Tchin Tabarraden, poi Mano Dayak muore in un ambiguo incidente aereo sul Tenerè, di ritorno da Parigi, nel 94. Tutt’oggi le cause dell’incidente non sono state chiarite. Di lui rimane il ricordo di un grande uomo e due opere edite, ”Sono Nato con la sabbia negli occhi” e “ Twaregh: la tragedia”, che vale la pena leggere.

In Mali, nel frattempo, si era giunti ad una pace armata, che tuttora vige. Oggi le montagne d’Air ospitano ancora gruppi di eversivi. Anche la piattaforma del Djado e di Mangueni sono alla mercè di bande di nomadi, troppo spesso etichettate come predoni. Infatti, anche se con toni blandi rispetto a dieci anni fa, sotto forme di assalti isolati, episodi di brigantaggio a scopo pubblicitario e sequestri, una guerra è tutt’ora in corso ma è una lotta priva di sbocchi. Il potere centrale è troppo radicato, e non si possono contrastare le autoblindo con pochi kalashnikov. Da qualche anno, alcuni Twaregh siedono tra le file del Governo in Niger, ma con mansioni marginali e in ogni caso non si tratta di personaggi rappresentativi della maggioranza delle confederazioni. Il carisma di Mano Dayak è ancora lungi dall'essere rimpiazzato.

I Twaregh di oggi sono sempre più spesso sedentarizzati. In Libia essi si possono trovare nei campi di Bejiui, nei pozzi petroliferi nella conca di Awbari. In Algeria poche famiglie continuano a nomadizzare e sono parecchi gli uomini velati che hanno lasciato il mehari per trovare occupazione intorno ad Hassi Messaoud negli impianti di estrazione del greggio. Un buon numero di Twaregh esercita la professione di guida od autista. Lo stesso Mohamed Ixa, già guardia del corpo di Mano Dayak, gestisce una piccola agenzia a Niamey. Alcuni Twaregh d’Akakus hanno trovato impiego come aiutanti agli scavi di Fabrizio Mori, altri segnano le piste attraverso le ramla per conto delle Compagnie Petrolifere. Per ovvi motivi di ordine pubblico, solo pochissimi Twaregh hanno trovato impiego nelle forze di polizia. Molti Twaregh guidano i possenti autotreni che solcano le sabbie in Niger, Mali, Libia, attraversando le zone desertiche, trasportando derivati del petrolio, pezzi di ricambio e …persone, nonché merci di contrabbando. In tutto il Sahara meridionale, molte sono le piste denominate “dei contrabbandieri”.

Il mio amico Mabrouk, Twaregh di Ghat, ha avuto fortuna, e la sua agenzia è fiorente, o almeno lo era fino all’11 settembre 2001, giorno della tragedia americana, giorno che ha segnato la fine di un periodo proficuo per molti degli abitanti del Sahara legati al turismo come fonte di reddito (e sopravvivenza) principale. Ma la maggior parte dei Twaregh orbita, insieme ad altri miseri resti di grandi etnie come i Peul ed i Chaamba, intorno alle periferie delle città, in cerca di un modo di sopravvivere, giorno per giorno ,in un mondo di arsura che non ha sbocchi per ridare freschezza ad una cultura millenaria, condannata all’oblio e all’estinzione da un disinteresse internazionale generalizzato che lascia stupiti, senza parole.

“Che importa se tremi nella notte o se sei assetato sotto il sole…
E’ il senso del Deserto l’aver sete di giorno e freddo nella tenebra.
Ma se alzi il tuo viso verso il cielo
non hai altro da fare per ricevere in dono il sole e le stelle…
E ti sentirai felice…

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