Namibia sconosciuta


Inserito il: 28/11/2007 da Robo Gabr'Aoun
Email: robogabraoun@hotmail.com
Sito web: http://www.viaggiatorionline.com/profile.asp?id=Robo+Gabr%27Aoun
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Ancora piste di terra rossa nella savana, ad incrociare branchi di Zebre di Montagna, Sprinbok, Orici… e ancora letti di fiumi in secca, perlustrati ramo per ramo, alla ricerca degli elefanti del deserto, seguendone le tracce nel folto delle acacie. Un altro ripidissimo colle ci immette nella vallata che sovrasta i picchi arenarci di Tvyfelfontein, antichissima tavolozza su cui i boscimani incisero le loro scene di caccia circa 10.000 anni or sono…

Dall’alto del passo osservo la linea perfetta della pista che sale dalla pianura verso il sito, i bus che si rincorrono nella polvere, i gruppi di visitatori che arrivano dalle città dell’interno. Ma è solo un attimo, giusto il tempo di visitare le antiche, meravigliose incisioni, e ci si immerge nuovamente in tratte lontane dalle piste maggiori, passando lenti tra le acacie ed i bottle trees, nel nostro salire verso nord. L’antico forte di Sesfontein è l’ultimo brandello di Damaraland, cuneo di terra che si spinge nel Kaokoveld, la terra degli Herero e degli Himba. Un tuffo nelle vicine cascate di Ongongo e via, verso nord ovest, di nuovo soli nel cuore di questa natura rigogliosa, il rombo del diesel quasi sacrilego in questo silenzio rotto solo dal vento.

Attraverso la rete di ouidian costeggiamo il confine orientale del Parco della Skeleton Coast, ancora inseguendo gli elefanti lungo piste dimenticate e guadi di fango colloso, tra stormi di trampolieri e gigantesche otarde, tra timide giraffe brune ed orici sorpresi di incontrarci in questo mondo solitamente estraneo agli umani. Villaggi di Herero, con le tipiche capanne di legno e sterco, colorano le vallate, mentre sulle alture le cupole delle capanne degli Himba ed i loro kraal di sterpi appaiono come miraggi tra le rocce scure.

La Balise del RedDrum, il Bidone Rosso, vestigia dell’occupazione Sudafricana, ci indica la direzione per l’estremo nord del Paese, e dopo un serpeggiante sentiero il fuoristrada solca l’immensa Valle di Marienflus, una prateria di alte erbe puntellate da rade acacie, in cui branchi di antilopi fuggono con balzi maestosi al nostro passaggio. Un basso colle sabbioso è la chiave del percorso, e la vallata si stende meravigliosa ai nostri piedi, infiammata dalla luce del tramonto. Raggiungiamo il fiume Kunene mentre il sole sembra annegare tra le rapide. Un grosso coccodrillo si tuffa da un masso al rombo dei Toyota che sopraggiungono, il motore urlante per lo sforzo a superare la barriera di sabbie cedevoli che separa la valle dalla riva del fiume. Montiamo le tende tra acacie secolari mentre le fiamme del nostro fuoco illuminano la riva opposta, già terra di Angola. Ripercorrendo in parte Marienflus verso oriente, dirigiamo ancora verso nord est, deviando verso le montagne in un mattino polveroso, regalo di una notte di vento violento. Il cielo è ancora giallo di sabbia quando volgiamo le ruote in una valletta laterale fino a raggiungere una parete di roccia apparentemente invalicabile. Un redjiem si erge ai piedi della parete, un cumulo di pietre recanti scritte in tutti gli idiomi del mondo occidentale…

Siamo al punto di uscita del Van Zyl Pass, uno dei più difficili passaggi per 4x4 di tutto il Paese. Punto di uscita perché questo valico si percorre solitamente da est verso ovest, ma noi lo valicheremo in senso contrario. Il Toyota punta il muso verso l’alto, sale senza tentennamenti, come un lento trattore, sulla roccia nuda. Dal parabrezza si vede solamente cielo. Pare di stare su una mulattiera Alpina. Si scende a sistemare le pietre per avere maggiore grip, si avanza con un filo di gas con le ruote paurosamente in twist, tutti a segnalare dove far passare le ruote, in un immane show di incitamenti, di adrenalina in circolo e labbra serrate. Tredici 13 chilometri di difficili passaggi trialistici ci conducono alla sommità del colle, tra pietraie taglienti e twist da cardiopalma, gradoni di roccia e pericolosi traversi. Il vecchio 60 non da segno dei suoi anni e sale imperterrito fino in cima, offrendoci il più bel panorama che mai ricordi di aver ammirato.     continua "Namibia sconosciuta"

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