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Madagascar. Nei dintorni di Antanarrivo


Inserito il: 19/11/2007 da Mauro Morelli
Email: maumorelli@virgilio.it
Sito web: http://www.viaggiatorionline.com/profile.asp?id=Mauro+Morelli
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Da qualche mese Antananarivo è diventata purtroppo irraggiungibile per i gravi problemi di politica interna che rischiano di sfociare in una sanguinosa guerra civile. A titolo di speranza per una prossima fine dei disordini che consenta innanzitutto la ripresa di una vita normale per la popolazione malgascia e in subordine la riapertura dell'isola a tutto il mondo dei viaggiatori, mi piace ora ricordare, leggendo dal mio diario di viaggio del gennaio 2001, le sensazioni vissute in una giornata trascorsa nei dintorni di Antananarivo.

Di buon mattino partiamo dal Sakamanga Hotel con la Mitsubishi 4x4 guidata da Jocelyn, sperando in una strada meno disastrata di quella che ieri, a causa delle abbondanti piogge, non ci aveva consentito il completamento del previsto percorso tra risaie e paesi intorno alla capitale. Il clou della gita odierna è la Roche d’Antogona raggiungibile, così ci è stato detto, con un facile trekking di un’oretta. Usciti da Tanà, percorriamo in direzione ovest una trentina di chilometri sulla RN1 e attraversiamo una serie di piccoli paesi dai nomi impossibili: Ambohimamori, Fenoarivo, Ambotomirahavavy, Imerinentsiatosika... Nei pressi di quest’ultimo, facciamo una deviazione per raggiungere un villaggio costituito da una dozzina di modeste abitazioni nei pressi di imponenti tombe familiari. Le case, tutte a due livelli, si presentano con piccole e rare finestre e sono realizzate in mattoni d’argilla cotti al sole, ricoperti poi da una specie di intonaco in argilla mista a sabbia e paglia, che conferisce loro il caratteristico colore rosso della zona. Un tetto spiovente ai due lati fatto di foglie di palma completa le abitazioni.

Alcune donne stanno modellando grossi e rotondi otri in argilla rossa destinati a contenere il bene più prezioso per queste popolazioni, l’acqua. Gli otri vengono poi cotti e spennellati con una specie di vernice per renderli impermeabili. Nessun uomo è presente nel villaggio. Evidentemente sono tutti al lavoro nelle risaie o nella città. Mentre assistiamo interessati alla lavorazione, uno stuolo di bambini di tutte le età si accalca calorosamente intorno a noi, tutti particolarmente contenti di poter "vivere" l’occasione di quattro stranieri bianchi, che loro chiamano vasaha, in visita al loro villaggio.

Commosso dalla disponibilità e cordialità degli abitanti, e considerato che certamente non possiamo contraccambiare acquistando un otre, domando a Jocelyn se sia il caso di offrire un po’ di denaro. "No assolutamente" mi risponde, suggerendomi però che potrei farli contenti promettendo l’invio, che lui poi consegnerà personalmente, delle foto che ho scattato. Accetto volentieri, prometto formalmente e... penso subito a come sarebbe bello poter essere lì ad osservare e a immortalare le loro reazioni quando riceveranno le mie foto da Jocelyn.     continua "Madagascar. Nei dintorni di Antanarrivo"

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