India. Senza passaporto!


Inserito il: 08/11/2007 da Adolfo Carli
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Viaggiando non è da escludere che si possa venire derubati dei soldi, in particolare della macchina fotografica con i vari accessori. In 30 anni di viaggi mi è accaduto per tre volte di subire un furto: parecchi dollari in Iran, macchina fotografica e accessori vari in Argentina, e quel che è peggio il passaporto e il biglietto aereo oltre a tutta l'attrezzatura fotografica in India. Perciò dico: perdere o farsi rubare il passaporto in viaggio è un'avventura che non auguro a nessuno.

Quella che è mi accaduta nel lontano 1986 è stata comunque un esperienza che ha avuto anche risvolti interessanti e particolarmente istruttivi per il susseguirsi delle vicende e delle persone coinvolt, ed è per questo che posso permettermi di annoverarla tra i miei aneddoti di viaggio preferiti. Anzitutto, il fatto che il furto mi sia stato perpetrato in India, rese l'episodio meno "drammatico", direi che lo ridimensionò assai perché quel Paese è sconvolto da ben altri problemi e non mi sentii mai solo in quell'oceano di genti. Non ero solo, quella volta, bensì con un amico. Avevamo in mente di fare un trekking fino alle sorgenti del Gange, con tenda fornelli e tutto quanto poteva servirci per stare in alta montagna per circa una settimana, ma i nostri piani naufragarono a Gangotri quando - contrariamente alle previsoni metereologiche - ci svegliammo con quasi mezzo metro di neve. Gangotri è una minuscola località a 3140 di altitudine sulle rive del Gange, che qui ha il nome di Baghirathi River, dove affluiscono molti pellegrini per pregare nel tempio dedicato alla dea Ganga (Gange).

Ad onor del vero anche se il trekking era fallito eravamo ambedue molto felici perché il posto era stupendo, le alte montagne che lo circondavano di una bellezza rara, e forse unica, per non dire che il Gange era un torrente furioso, gioioso e spumeggiante circondato da boschi meravigliosi. Gangotri era insomma un luogo dove potere stare per ore e per giorni, vuoi seduti sulle levigate rocce ad ascoltare il Gange che, in basso, scorre fragoroso verso Benares, vuoi ad ammirare la magia del posto a pochi metri dai fedeli avvolti in tessuti colorati che meditano nella classica posizione del loto. Come può accadere solo nei viaggi non organizzati, dove l'imprevisto è quasi una costante, noi decidemmo di andare a vedere il Gange a Benares. Dopo avervi trascorso alcuni interessantissimi giorni, rientrammo a New Delhi con il treno e proprio sul treno la disattenzione di qualche secondo mi costò la borsa della macchina fotografica, i biglietti aerei e il passaporto.

Di norma, quando si viaggia i biglietti aerei, il passaporto ed i soldi si tengono nel marsupio, o in un sacchetto da tenere allacciato in vita all'interno dei pantaloni, oppure si portano appesi al collo, in una custodia all'interno dei vestiti, ma quella mattina, nella fretta di correre alla stazione, non presi nessuna di queste precauzioni. Prima di arrivare a New Delhi, il treno fece una lunghissima sosta in una piccola stazione della quale non ricordo più il nome. Davanti alla nostra carrozza, vedevo l’ufficio della locale Police Station e così reagii alla situazione decidendo repentinamente di scendere dal treno e sporgere denuncia per il furto. Immagino che volessi più che altro fare qualsiasi cosa che contrastasse con tutti i catastrofici pensieri che, in quei momenti di sconforto, mi stavano massacrando l'esistenza, ma tant'è che mi ritrovai dentro l'ufficio arredato solo con una piccola scrivania, un armadio e qualche sedia, davanti ad un poliziotto piuttosto anziano. Gli spiegai il fatto.

Purtroppo non parlava e non capiva bene l'inglese. Dopo vari tentativi, con gesta gentili ed affabili mi porse un foglio bianco e mi invitò a scrivere. Capii che, praticamente ed inequivocabilmente, dovevo farmi da solo la denuncia del furto. Dopo un momento di smarrimento, mi inventai il "burocratese poliziesco" e, evitando frasi difficili per non incorrere in dubbi grammaticali e limitandomi ad un mero elenco dei fatti e degli oggetti rubati, lo tradussi in un inglese il meno scorretto possibile. Alla fine, più o meno soddisfatto di quando redatto, la mia denuncia venne solennemente timbrata dal poliziotto che guardandomi sempre con aria di benevola comprensione mi offrì pure un bicchiere di acqua acquistandola da un venditore ambulante.

Arrivati a New Delhi, ringraziai il benevolo calendario perché eravamo all'inzio della settimana e quindi sia l'Ambasciata sia gli uffici della Compagnia aerea erano aperti. Fiducioso e con buona dose di ottimismo, mi attivai subito per sistemare le cose, partendo dall'ufficio della PAN AM (ai tempi ancora operativa, poi fallì e non nascondo che - pur dispiacendomi per tutto il personale che si trovò di colpo a terra - appresi la notizia con un po' di sadica soddisfazione, una sorta di ritardata compensazione per tutti i problemi che mi procurarono). Per ottenere la riemissione delbiglietto aereo andato rubato, spiegai l'accaduto alla signora del booking esibendo la denuncia del furto e le fotocopie del biglietto aereo (è buona norma fotocopiare i biglietti aerei e conservarli in un altro posto diverso dagli originali).     continua "India. Senza passaporto!"

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