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Russia. Una Mosca non turistica


Inserito il: 08/11/2007 da Fabrizio Burlando
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2498 Km. É la distanza tra Londra e Mosca che appare sul mio portatile quando finalmente lo accendo per registrare le mie prime memorie su questo viaggio nella nuova Russia. Da circa due ore stiamo sorvolando un compatto lago di nuvole e finora non sono riuscito a dormire e neppure a leggere molto a lungo. Come al solito sono caduto preda di quel senso di eccitazione che mi coglie quando lascio il paese dove vivo per immergermi nella cultura e nel modo di vivere di un posto nuovo. Quel bellissimo fremito che preclude a nuove scoperte e nuovi mondi. Siamo appena entrati nell'ex territorio sovietico e dal finestrino si susseguono campi coltivati e spazi incolti colmi di alberi e vegetazione. Da parecchio tempo si vedono solo enormi macchie di diverso verde che dominano il paesaggio. Mi viene da pensare alla vastità di quello che è stato l'impero sovietico e alla sfida di governarlo con un potere così altamente centralizzato. Penso alla politica di Stalin, alle acrobazie di ingegneria sociale compiute per tenere insieme queste terre e queste persone così diverse tra di loro. Intanto sotto di me le foreste hanno quasi totalmente preso il posto di ogni piccolo spazio coltivato. Mi chiedo se in un diverso paese, un diverso gruppo di persone sarebbe riuscito a far funzionare l'utopia socialista. Poi mi rendo conto di tutte le politiche di repressione usate e capisco una cosa. Qualunque tipo di goveno che si propone soltanto di riempire le pancie delle persone senza alimentare alcun tipo di stimolo culturale è destinato a fallire. Tremo per il nostro capitalismo. Sposto le lancette dell'orologio chiedendomi se il tempo che troverò sarà spostato all'indietro soltanto di ore oppure di anni. Il servizio offerto dalla Aeroflot è stato finora impeccabile e devo ammettere che mi sento un po' deluso. Mi aspettavo di trovare già sul volo un po' di leggendaria durezza socialista, mentre invece sembra di stare su di un aereo di una qualsiasi compagnia occidentale. Probabilmente i voli internazionali sono quelli dedicati al "business", ai capitali esteri, che sembrano essere per ora l'unica risorsa della Russia. Per questo tanta cura é stata messa nel dare una parvenza di organizzazione e di professionalitá al viaggiatore. Il simbolo luminoso che indica di allacciare le cinture di sicurezza si attiva. Il comandante parla in una lingua misteriosa. Le piccole televisioni si ritraggono e tutti si preparano per la discesa. Ora il comandante parla in inglese. Tra poco vi verrà mostrata la Russia con tutto il suo fascino e i suoi misteri. Tenete le cinture allaciate.

I russi. Visitare gli altri paesi essendo ospiti di amici invece che di un anonimo albergo, dà la possibilità, a volte preziosa di conoscere in presa diretta come le persone vivono. Nel nostro caso il primo contatto con la Russia è attraverso Denis, il nostro ospite, e Dima, un suo collega.

Denis viene dalla Crimea e il suo aspetto tradisce le sue origini meridionali, capelli corvini e carnagione scura ne fanno un russo atipico. Il resto, cappellino da baseball, modo di parlare e abitudini alimentari vengono direttamente dagli Stati Uniti, testimoniando così la nuova ondata di ammirazione per l'occidente ricco cresciuta dopo la caduta del comunismo. Denis ama andare in snowboard ed è appena tornato dal Canada dove, dice lui, fino a dieci anni fa non avrebbe mai neppure pensato di poter andare. Ovviamente è un entusiasta della fine del comunismo, sistema di governo che secondo lui ha portato soltato povertà e repressione. Non sembra comunque interessarsi troppo di politica e ogni discorso che inizio sull'argomento, cade dopo poche battute.

Dima invece è una vittima del cambiamento improvviso, della velocità con cui il modello capitalista si è inserito nel tessuto sociale russo. Ha enormi e spessi occhiali che gli seminascondono il volto, guarda sempre per terra quando parla e passa il tempo rinchiuso in un suo mondo fatto di alcool e musica techno. Cerca di non mangiare mai e le calorie necesssarie le prende a sufficienza dice lui, dall'alcool, nel quale va a finire anche gran parte del suo stipendio mensile. Nonostante tutto questo, traspare subito paarlando con lui una grande intelligenza e una spiccata sensibilità, che lo hanno reso un bersaglio più facile per i pericoli del rapido cambiamento sociale russo.

La macchina che ci porta in città dall'aeroporto è guidata da Dima. Il fatto che abbia appena preso la patente, unito alla stranezza del personaggio, ci fa un po' dubitare della sicurezza del viaggio. Quasi per confermare questi nostri dubbi Dima urta subito il paraurti della macchina di fronte, scatenando le ire del giovane proprietario russo. Tutti scendono e il problema viene risolto mediante pagamento in contante dei danni. Ci viene poi spiegato che in Russia l'assicurazione automobilistica non è obbligatoria e che quindi quasi nessuno ce l'ha. Quando c'è un problema si decide quanto pagare e si regola subito il conto. Mi sento sollevato. Non tutta la vecchia Russia è sparita nel nulla...     continua "Russia. Una Mosca non turistica"

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