Cina. Voglia di Cina?


Inserito il: 07/11/2007 da Fulvio Buccianti
Email: fulvio88@interfree.it
Sito web: http://www.viaggiatorionline.com/profile.asp?id=Fulvio+Buccianti
Letto 944 volte

 Clicca per ingrandire Clicca per ingrandire

Due amici si incaponirono per la Cina e fecero di tutto per convincere il riluttante agente ad organizzare. I preliminari sempre gli stessi: "Prenotate subito sennò non c’è posto! (sull’aereo, non in Cina). Mio nonno diceva: " Non lasciare che ti alzino la camicia e abbassino le mutande, le zone dove non batte sole non vanno lasciate scoperte". Ma dei saggi proverbi ce ne ricordiamo sempre troppo tardi.

La camicia sarebbe il dollaro, che guarda caso aumenta sempre quando dobbiamo pagare. Le mutande, i giorni di permanenza ridotti di uno. La spiegazione del "nostro" è stata talmente convincente che è riuscito a dimostrare che la situazione creatasi o creata era tutto a vantaggio nostro e noi gliene siamo grati, anche se la sosta il Finlandia ci è mancata. Abbiamo ascoltato compunti come si conviene a bravi (anche troppo) ragazzi, nella stessa maniera di quando uno racconta una barzelletta che non capisce nessuno e tutti ridono per non passare da ignoranti, e quando ci ripensiamo, si sta zitti per non passare da scemi. Ma ci vogliamo tutti bene ugualmente.

Un discreto gruppo e si parte da Roma dopo un consistente ritardo dovuto alla mancanza di carburante in aeroporto (Fiumicino). Io credevo che fosse una "bufala", invece era tragicamente vero! E si arriva a Pechino regolarmente con l’aereo cinese (fatto in America). Personale bravo e cortese e anche belle ragazze. A questo punto dobbiamoci levare subito il pensiero dell’eterna e quasi unica domanda: Come avete mangiato?

Poiché sembra che gli italiani vadano in giro quasi solamente per mangiare e farsi vedere, e a questo scopo rimpinziamo le valige di abiti che per la metà non useremo, ma è così grande il terrore che la vicina o il vicino sia più elegante che sarebbe traumatico. Quasi tutti sfoggiano, nelle rare o nulle occasioni, dei "nulla" di abbigliamento che per acquistarli alla boutique avranno speso quanto un funerale di seconda classe. L’avventura del mangiare. Naturalmente tutti indifferenti per la pappatoria, siamo gente di classe o no? Fino al punto che in una occasione, per essermi attardato 20 secondi a riporre delle cianfrusaglie che di solito si comprano, ERANO SPARITI tutti e 29 partecipanti (eravamo 31). Amici, meno amici, Conducator e guida locale compresa, se non era per la cortesia di alcuni cinesi che avevano capito il dramma, dovevamo accamparci come il cane dei questuanti polacchi, fino al rientro dei conviviali dato che tutti erano regolarmente a tavola e nessuno si era accorto di nulla.

Potenza della tavola imbandita!!! Ed era poco buona. Dicevano.

Quello che davano da mangiare, un sacco di roba nota e ignota, ma non quelle stranezze di cui si blatera in patria, servita sui tavoli girevoli come loro usanza (un residuo di cultura che fortunatamente mantengono) e ognuno doveva servirsi in certi piattini che noi usiamo per sottotazza quando prendiamo il caffè, così che si deve assolutamente prendere una pietanza per volta. Il dramma veniva se non ci piaceva, non si sapeva dove metterla, visto che per tutto il tempo il piattino non cambiava mai. Allora furono stabiliti dei turni di assaggiatori e tutti studiavano le reazioni come si fa con un acrobata al terzo salto mortale, forse si sentiva anche il rullo dei tamburi.

Però i cinesi portano si molta roba, ma tutta contata, e naturalmente essendo sul tavolo girevole, la pietanza che passava l’esame era a portata di pochi. Qui cominciava i braccio di ferro per far ruotare il tavolo a proprio favore terrorizzati dal fatto che chi era favorito dalla posizione approfittasse oltre la razione stabilita. Molto spesso si verificava un fatto anomalo, c’era chi tirava con forza e chi tratteneva la giostra gastronomica e come prevedibile per qualche mossa sbagliata o per cedimento dei trattenitori, la tavola girava oltre il consueto centrifugando il contenuto addosso ai commensali con i risultati che possiamo immaginare. Ma i cinesi sono un popolo previdente e hanno sempre un enorme stoccaggio dei famosi abiti maoisti, che nemmeno i braccianti vogliono più e suggerirono di cambiarsi con quelli, che tanto poi li avrebbero buttati. Qualche americano che aveva investito molti dollari in Cina vedeva con preoccupazione quell’esposizione di divise, ma era subito rassicurato dal responsabile del locale. Ma ci guardava con disapprovazione ugualmente.

Poi naturalmente ci siamo dati un contegno facendo dei gruppi ristretti che sotto giuramento segreto, si prometteva di non approfittare, ma non sempre i giuramenti sono rispettati. Particolare interessante: ad ogni pranzo venivano collocate le famose bacchette, ora di plastica, ma nessuno, DICO NESSUNO, è riuscito ad usarle anche se qualche comico tentativo è stato fatto. Se non ci fornivano le forchette dovevamo usare le mani. I coltelli non servono dato che tutto è predisposto a misura di bacchette. Ma i cinesi contrariamente a quanto si crede, sono brava gente e non ci hanno, né rimpatriati d’urgenza e né internati in campi di rieducazione (forse perché sapevano che ce saremmo andati presto).

La visita della città. Più che cose belle, da vedere ci sono cose grandi, ed è bene che sia così visto che i cinesi sono tanti e girano anche loro, altrimenti non avrebbero spazio. I cinesi non molto educati e gentili, ti salutano e anche tra di loro, inchinandosi, sempre sorridenti (non è vero che hanno i denti gialli e sporgenti) e ti meraviglia non poco quando devono passare ti allungano una gomitata nelle costole da lasciarti senza fiato, ma probabilmente lo fanno perché sono così tanti che non avrebbero modo di passare, Il guaio che questo sistema lo usano anche se sono in pochi, e tra i pochi ci siamo noi.

Piazza Tien An Men. Dicono che sia la più grande piazza del mondo, ma era piena ugualmente. Oltre alla smisurata fila dei devoti per vedere la mummia di Mao, c’erano tanti che ho avevano già timbrato o se infischiavano ed erano a spasso per la piazza. C’è un sistema per non disperdere i gruppi in cui il capobranco esibisce una bandierina e i dispersi si radunano. Un problema non da poco era che, data la grande disponibilità e il poco utilizzo diverso, le bandiere erano tutte rosse! Non sappiano se le nostre guide le usavano perché "non si sa mai" o perché effettivamente non ci pensavano dato che fino a poco tempo fa c’era chi pensava per tutti.

C’era sempre disponibili un discreto numero di guardie rosse prepensionate, che a richiesta, per poco o gratuitamente si prestavano in certe situazioni. I cinesi li inquadravano bene, i giapponesi abbastanza, per gli europei era più difficile. Neri c’erano pochissimi e si riconoscevano bene. C’era un particolare, appena raggruppati in file semimilitari, specialmente i cinesi (che sono tutti uguali anche per loro) non era più possibile uscire, anche se il gruppo non era il suo. E qui qualche famiglia si è dissolta.     continua "Cina. Voglia di Cina?"

Torna indietro

Per Votare/Commentare chiudi questa finestra e clicca Ti è stato utile (ti è piaciuto) questo contributo? Votalo

CARTACEO-SANGREAL.jpg

I Top LIKE...
Le destinazioni
Viaggi Oceania Viaggi Africa Viaggi Europa Viaggi Nord America Viaggi CentroAmerica Viaggi Caraibi Viaggi SudAmerica Viaggi Asia Viaggi Medio Oriente Clicca sul Continente Viaggi ZONA_ITALIA