Spagna. I "Teneriffiani"...


Inserito il: 31/10/2007 da Claudio Montalti
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Arrivato a Los Cristianos approfittando di un volo charter a 50 mila misere lirette - e una sola ora di viaggio da Lanzarote in luogo delle ben 36 richieste dalla nave, che di lire ne avrebbe volute addirittura 60 (posto ponte) - ero intimamente ed estremamente felice. Due i motivi che non avevano minimamente a che fare col viaggio, con nessuna delle normali motivazioni di confronto, scoperta, curiosità: avrei finalmente giocato a beach-volley (più persone incrociate nei due mesi precedenti mi avevano parlato del posto, confermando particolari referenze ricevute a casa, prima della partenza, da un compagno di giochi volleistici estivi, regolare frequentatore del lido di Los Cristianos), e perché - non mi vergogno a dirlo perché è la pura e semplice verità - dopo quasi due mesi di full immersion tra nordici inglesi e tedeschi generalmente sui 55-65 anni, con poca rappresentanza di fauna femminile locale per la quale l'inverno è sempre inverno anche se la minima non va mai sotto i 18-20 gradi, dal momento che a causa dell'11 settembre molte agenzie nostrane e relative clienti hanno dovuto per forza puntare le rotelle delle valige sulle Canarie, specificatamente Tenerife visto che le altre isole sono a malapena servite dai nosti aeroporti speravo in un po' di italico passatempo e... gioventù.

"E dove vuoi che vadano tante femmine se non a Los Cristianos o Las Americas?" dicevo a mio fratello con occhi ammiccanti.

In aeroporto abbiamo preso al volo l'autobus che arrivava in città, letteralmente. Se nelle altre isole guidano come pazzi, su Tenerife volano come pazzi... Poco male se non che la delusione è arrivata subito come una doccia ghiacciata sotto forma di enormi difficoltà di trovare una accomodation a prezzi non di rapina. Alla fine mi sono pure ritenuto molto fortunato nell'avere trovato un misero studio (monocale con angolo cottura) a centomila. Vabbè, domani andrà meglio. Seee...

A parte che Los Cristianos è - naturalisticamente parlando - bruttissima, a febbraio affollata di nordici vecchi, che il beach l'ho visto unicamente dalle ore 17.30 alle 18.30 (con rete privata) e poi se ne sono andati, che l'argomento locali notturni è meglio non sfiorarlo nemmeno (Las Americas ha decine e decine di residence villaggi da 1000 camere, dalle architetture che svariano dal modello "alta pasticceria" allo "spaziale", con piscine che paiono laghetti e giardini come campi da golf di 18 buche e, ho subito immaginato, abbondante animazione diurna e serale), l'unica cosa di cui mi sono avveduto facilmente e di cui parlo volentieri è l'approssimazione verso il viaggiatore o turista, già presnte nelle altre isole ma qui assurta a punte da Guiness dei primati. Pensavamo di rimanere su Tenerife settimana, l'ultima del lungo viaggio prima del ritorno a casa, poi l'abbiamo ridotta a quattro giorni e infine - capirete da soli il motivo - a due e mezzo, quasi tre tanto Tenerife, ma soprattutto la porzione di abitanti con cui siamo venuti in contatto ci ha esasperato, da cui il titolo dell'articolo. E non mi riferisco tanto ai gestori degli Internet Point, che pure mi sarebbero stati tanto necessari per il lavoro, ma nell'ordine a: ristoranti chiusi alle 21.30, 22.00, operatori turistici che, tutti ma proprio tutti, manco ti prendono in considerazione se non discuti il servizio in termini di prestazione settimanale (in soldoni, ogni giorno dovevamo attendere ogni mattino, anzi ogni sera, che non avessero trovato nessun affittuario per più di tre giorni, poi due, poi uno, il massimo che avremnmo potuto sopportare a Los Cristianos), un generale e totale menefreghismo persino negli uffici di turismo. Tutto ciò ha costretto mio fratello - di solito rettissimo e timidissimo, giuro!!! - a sottrarre dallo studio "gentilmente" concessoci in uso, quasi elemosinato direi, per 100 mila a notte alla faccia della media che su tutte le isole si era mantenuta sulle 60 mila per sistemazioni assai più decorose.

Nel frattempo, stufi della pochezza offerta da Los Cristrianos più Las Americas (dopo quel po' po' di spiagge calpestate in giro, quelle misere e affollate baiette artificiali, dall'acqua torbida, non dicevano proprio nulla), e avuta per un chiaro colpo di fortuna la piccola auto a noleggio alle 9.30 del mattino (prima, potete bene immaginare da soli, non ce l'avrebbero mai data. La prenotazione. Da ridere! nda) abbiamo caricato i bagagli in auto e siamo partiti per vedere se Tenerife aveva qualcosa di valido da offirci. Fosse accaduto, avrei mollato fratello e bagagli e il mattino seguente avrei riportato l'auto per poi ritornare in autobus. Quella che segue è la cronaca di 14, intensissime ore di viaggio, curve e controcurve, strade e scoperte fantastiche ma senza lieto fine.

Tenerife, "innevata" in lingua guancia, è la priù grande delle isole Canarie. Me ne sono accorto subito. Lasciata alle spalle Los Cristianos lottando col coltello tra i denti per difendere il piccolo spazio occupato dalla nostra piccola Ford Ka da quei pescecani di "teneriffiani" al volante, e presa appena possibile una strada più all'interno, abbiamo iniziato lentamente a risalire la costa occidentale di Tenerife. Checché se ne dica, non è affatto pittoresca, non credete alla guide, finché non si raggiunge l'Alcancantilados de Los Gigantes, lungo nome di uno spettacolare strapiombo nero nero sull'Atlantico e del consistente lido turistico sorto letteralmente ai suoi piedi.

La strada per arrivarci non è affatto spettacolare, dicevo, a meno che non amiate piantagioni di banani e il traffico, non necessariamente in quest'ordine. Fantastica è invece - finalmente!!! - la strada tutta curve che da Santiago del Teide porta verso Icod de los Vinos attraverso la deliziosa Masca.

Si tratta ancora di strade belle ma tortuose, poco o per nulla affollate. Nel vedere quelle montagne e strette vallate, quei piccoli (ridenti?) paesini, abbiamo indovinato che l'isola si presterebbe asssai meglio ad una vacanza simil-montana che non balneare, impressione poi nettamente confermata nel pomeriggio. Arrivando a Masca si ha proprio l'impressione di arrivare a Macchu Picchu, sebbene non ci sia mai stato e si rimanga notevolmente più in basso, a solo 1800 miseri metrucci s.l.m. Ritornati sulla costa, nulla da segnalare se non un paio di chili di banane a poco più di mille lire, finché dopo una sessantina di chilometri non falliamo il bivio a sinistra per il Pico del Teide e finiamo diritti diritti nella bolgia trafficata della capitale Santa Cruz. Alcuni duelli all'ultimo sangue si sono susseguiti finché con un colpo di reni non sono riuscito a portare la Ka fuori dalla rissa, rissa non ressa. Impossibile sbagliare direzione perché il Pico del Teide - che con i suoi quasi 3750 metri è la più alta delle cime spagnole ed è parzialmente ricoperta di neve - è perfettamente visibile da ogni punto dell'isola, come lo era da Gran Canaria praticamente in ogni condizione di tempo sereno. Col punto cospicuo ben davanti al muso dell'auto, iniziamo la salita verso La Esperanza, mille metri di dislivello in meno di otto chilometri. Non male! Raggiungiamo la linea del bosco, e lo troviamo sorprendente.     continua "Spagna. I "Teneriffiani"..."

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