Don Juan de Camaguey


Inserito il: 27/10/2007 da Claudio Montalti
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Il coraggio, le infinite sofferenze di una regione che, da quando ha visto nascere la prima carta costituzionale cubana nel lontano 1869, non conosce pace, affiorava dalle parole e dagli atteggiamenti con i quali Juan accompagnò il mio lungo giro. Ripenso ancora con nostalgia alla facilità con cui comunicammo, forse l’unica occasione in cui ho parlato in modo costruttivo con una persona tanto anziana. Il suo vecchio volto si era illuminato solo mentre esprimeva la sua teoria secondo cui Egiziani, Aztechi e Maya hanno tutti una comune origine extraterrestre. "Come spiegare altrimenti il fatto che sono state le uniche civiltà a costruire piramidi? Che adoravano le stesse divinità della luce e del buio? Che conoscevano perfettamente il calcolo dell’anno solare e il moto le stelle? Che tutte scrivevano per immagini?"

Era stato un momento gioioso per lui e ne fui contento. Durò poco, poi alle civiltà antiche si erano sovrapposte le libertà individuali e le ingiustizie attuali. I suoi lineamenti diventarono seri, infine cupi. Indignato, Juan mi aveva parlato della cruda realtà di Cuba, delle conseguenze che subiscono persino i discendenti di un obiettore del regime. Senza nominarlo nemmeno una volta, nessuno chiamava mai Fidel Castro per nome, semplicemente lo si mimava col gesto di indice e pollice a unirsi sulla punta del mento per indicare la barba del Lìder Maximo, Juan si tolse diversi sassi dalle scarpe.

Juan si era confessato innamorato di tutto ciò che è italiano. Non ci avevo creduto nemmeno finché, con passione sincera, non mi recitò con voce sicura versi di poesie di Leopardi e Montale, che nemmeno io ricordavo con precisione. Juan aveva in tasca una banconota da mille lire e diversi spiccioli. In tasche diverse teneva spiccioli tedeschi e canadesi. Se ne serviva per impressionare positivamente un turista italiano, tedesco o canadese. Era un simpatico imbroglione.

"Lo stato cubano" mi spiegò infine, quando mi offrii di inviargli per posta qualche libro, "non permette a nessuno di ricevere a casa un libro o un pacco per posta. Se tu mi spedisci un libro, il tuo pacco arriva al Correos e se lo voglio ritirare mi costa tanti dollari in proporzione al peso. Dove li trovo, se non ho nemmeno quelli che mi servono per le vitamine?"

Ecco i mezzi con i quali Fidel esercita la democrazia: impedisce la conoscenza e il possesso delle cose, decapita sul nascere il libero confronto e la competitività tra la sua gente impedendo non soltanto la disobbedienza e i disordini, ma anche la crescita delle persone.

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